DIFENDIAMO L’UNIVERSITA’ PUBBLICA
Il Decreto Legislativo 112 del 25/06/08, convertito in legge il 6/08/08 (legge 133/08) durante la pausa estiva, quando l’opinione pubblica era in vacanza, costituisce l’ennesimo attacco all’università e all’istruzione pubblica in Italia.
Cosa prevede? TAGLI AL FFOLa maggior parte delle entrate dell’Università pubblica derivano dai fondi destinati ad essa dallo stato (FFO – fondo per il finanziamento ordinario). La 133 prevede un taglio progressivo di questo fondo che arriverà al 6.5% nel 2013. Considerando che il 90% di tale fondo serve a pagare gli stipendi del personale, appare evidente il peso insostenibile di questo taglio sulle risorse disponibili per la didattica e la ricerca. Il primo risultato sarà un abbassamento della qualità della didattica e dei corsi di laurea, perché gli atenei dovranno risparmiare su strutture e attrezzature per riuscire a sopravvivere. Nelle facoltà scientifiche, dove risultano centrali nell’insegnamento le attività di laboratorio, si assisterà a un netto calo della possibilità di rinnovare e mantenere le strumentazioni.
BLOCCO DEL TURN OVERA seguito di questo provvedimento le università avranno, fino al 2011, la possibilità di assumere un solo ricercatore/professore/tecnico ogni cinque pensionamenti (solo uno ogni 10 nel 2009). Ciò diminuisce drasticamente la possibilità per i giovani di accedere alla carriera universitaria (già del tutto insufficiente, come testimoniato dal crescente fenomeno di “fuga dei cervelli” ) e per i ricercatori di diventare professori (e quindi di assumere il ruolo che compete al carico didattico a loro attribuito); rallenta ulteriormente il ricambio generazionale (necessario per la vivacità culturale dell’ambiente accademico); aumenta il rapporto studenti/professori (già abbondantemente al di sopra della media europea).
FONDAZIONI PRIVATEAccanto ai tagli, la legge 133 prevede che un’università pubblica possa trasformarsi in fondazione di diritto privato con il semplice voto del senato accademico, trasferendo alla fondazione l’intero loro patrimonio. E’ facile prevedere che saranno interessi economici e politici a determinare tali trasformazioni che permetteranno tra l’altro di alzare in maniera incontrollata le tasse di iscrizione pagate dagli studenti.
Tutto questo va ovviamente contro i principi su cui si basa un’istituzione come l’università pubblica, che dovrebbe tutelare e garantire lo sviluppo e la diffusione del sapere e della conoscenza. Questi provvedimenti sono ispirati dall’idea scellerata che la cultura e l’istruzione siano una spesa, non un investimento e un patrimonio irrinunciabile per la società.
Ci troviamo ogni venerdì alle 12.30 in aula D a fisica (via Celoria 16), invitiamo a partecipare tutti gli studenti, i docenti, i tecnici, i cittadini intenzionati a portare avanti iniziative di informazione e lotta.
Coordinamento di studenti, ricercatori, professori di Cittàstudi
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