È importante seguire quello che si scrive nei giornali.
Tutto quanto pubblicato da la Repubblica è facilmente raggiungibile dalla loro mappa della protesta: http://canali.kataweb.it/kataweb-scuola-la-mappa-della-protesta/ .
Segue un articolo dal manifesto del 24.
MILANO
La confusione felice degli universitari in mobilitazione
Mariangela Maturi
MILANO
Nel chiostro dell’università Statale sembra un
giorno come un altro. Il sole pallido di un pomeriggio autunnale
milanese dà i suoi raggi ad una ragazza elegante, felice e fresca di
laurea. Rituale foto di gruppo, rituale salto della siepe «anche questa
è andata». Nell’atrio qualcuno chiacchiera, qualcuno passeggia
pensieroso. Nulla fa presagire che oltre il muro dell’aula 211 siano
raccolti in assemblea centinaia di studenti.
Nell’aula fa così caldo
che i finestroni sono spalancati. Tanti, tantissimi ragazzi sono seduti
uno sull’altro. Qualcuno a terra, i più fortunati ordinatamente nei
banchi, gli ultimi arrivati inesorabilmente in piedi. Intorno alla
cattedra ci si accalca: la lista d’attesa degli interventi è
interminabile, alla lavagna si segnano le proposte. Interviene un
assistente: «Non diamo l’occasione giusta a chi provoca minacciando di
mandare la polizia. E’ importante restare uniti». Nessuno dissente,
l’aria non è esattamente quella delle grandi barricate. Non che
l’ipotesi sia completamente esclusa, ma va per la maggiore la scelta di
non affrettare i tempi. Più che studenti, studiosi: si organizza un
gruppo di lavoro che analizzi i decreti che coinvolgono la scuola, per
capirne di più. Non poteva mancare l’idea dell’infopoint: «Facciamo
almeno un paio di banchetti per distribuire materiale e informare chi
non sa». Un ragazzo fa una faccia perplessa: «Ma questi ci vogliono
randellare e noi facciamo l’infopoint?». La partecipazione è alta, buon
segnale, ma regna un po’ di confusione. Intervengono in moltissimi, e i
piccoli leader che vanno per la maggiore lasciano parlare anche gli
altri studenti. Qualcuno è travolto da una bordata di fischi: una
ragazza che si definisce trotzkista continua a parlare di «classe
operaia» anche quando le tolgono il microfono («non è pertinente, gli
interventi devono essere in merito alle proposte», giustificano). Chi
butta là l’idea dell’occupazione non convince, ma c’è anche chi propone
di scrivere messaggi chiusi in bottiglia da depositare davanti a
Palazzo Marino. Ecco il pasoliniano di turno, un classico, con
sciarpetta al collo: «Io a Cadorna c’ero, e ho visto lo sguardo dei
poliziotti. Anche loro hanno dei figli, non sono il nemico. Discutiamo
con loro, regaliamogli dei libri». Qualcuno proprio non resiste e urla:
«Ma vai a Bolzaneto o alla Diaz a regalare i libri agli sbirri,
vah…». Dal fondo scocca l’ora del rivoluzionario: «E’ da ore che
ripetiamo le stesse cose, andiamo in strada a bloccare il traffico e
basta». Fra proposte e applausi, si esprimono le diverse anime degli
studenti. Forse non passano all’azione immediata, le loro idee spesso
confliggono, ma si confrontano come poche volte capita di vedere. C’è
quello che dice «non se ne può più, qui non si conclude niente» e
quello che suggerisce «la prossima assemblea iniziamola parlando di
come si fa un’assemblea». Il movimento milanese è ancora «work in
progress», ma almeno è in fibrillazione.
Ieri mattina i cancelli di
Scienze politiche sono stati bloccati per un’ora con distribuzione di
volantini e brioches a chi voleva andare a lezione. Nel pomeriggio una
delegazione di studenti è intervenuta al Consiglio di facoltà per
chiedere la sospensione della didattica il 29 ottobre anche se,
ovviamente, le autorità accademiche hanno stabilito che il blocco non
si può fare. Richiesta respinta. Nel pomeriggio, ci sono state
assemblee e cortei anche in Bicocca e Città Studi, mentre a Brera si
sono tenute lezioni all’aperto.
Oggi, maratona culturale: dalle 9
alle 16 lezioni in piazza Duomo. Tra la voglia di reagire alle
provocazioni di Berlusconi e i messaggi in bottiglia, la mobilitazione
in qualche modo continua a crescere.