Agli student*, ai precar*, ai lavorator* italian* e migranti, ai militant*, alle piattaforme “Uniti contro la crisi” e “Antagonisti contro la crisi”, a tutte le realtà auto-organizzate del Paese, agli spazi sociali, ai movimenti in difesa dei beni comuni, ai sindacati di base, a tutte le persone che non arrivano a fine mese…
Siamo gli studenti universitari che si sono resi protagonisti delle mobilitazioni e delle azioni di blocco che in queste ultime settimane si sono portate avanti nella nostra città, a Milano, come nel resto del Paese. Abbiamo bloccato i nodi nevralgici delle città, nonché i luoghi in cui quotidianamente lavoriamo, viviamo e studiamo, sfidando un Governo che sa rispondere unicamente con la forza militare ad ogni forma di critica. In quanto studenti in crisi siamo, infatti, già perfettamente inseriti nel ciclo produttivo, svolgendo quasi sempre lavori precari. Questo preambolo sul nostro essere sociale, che si manifesta nel binomio studente-lavoratore, è il punto da cui partiamo per l´analisi del particolare contesto socio-economico che vive l´Italia, sullo sfondo della crisi capitalistica globale. La nostra vuole essere una riflessione che parli ai movimenti sociali, superando gli steccati delle lotte specifiche e delle separazioni in compartimenti separati, ma anche a tutti i cittadini che come noi sentono la necessità di opporsi ai singoli provvedimenti varati da questo governo e dai suoi mandanti, Confindustria e vari gruppi di potere, ed al filo comune che li lega.
Gli effetti, gli obiettivi, gli interessi, che stanno dietro il DDL Gelmini che contestiamo, l´attacco ai beni comuni (acqua, lavoro, territorio, ambiente) rispondono tutti alla filosofia neo-liberista che, nonostante l´avvicendarsi dei governi, si è affermata negli ultimi vent´anni. Il loro progetto di società, diventato realtà, che viviamo quotidianamente, e non abbiamo bisogno dei rapporti Censis per capirlo, è di una guerra tra poveri innescata dalla destra di governo. Una destra al tempo stesso legalitaria e anticostituzionale che, da un lato, promuove xenofobia e criminalizzazione dei migranti, come di tutti quei soggetti che si oppongono ai disegni di questo governo senza lasciarsi incantare da veline e Bunga- Bunga, dall´altro, favorisce l´apertura di sedi ai fascisti del terzo millennio: coronando il disegno organico di fascistizzazione sociale e istituzionale .
La sistematica criminalizzazione della protesta e della ribellione legittima la repressione lasciando irrisolti i nodi politici sollevati dai movimenti. Quando al dissenso si risponde con gli apparati repressivi (magistratura nei tribunali, polizia nelle piazze e nelle universitá), significa che il governo, ma anche i Rettori, si rifiutano di affrontare le rivendicazioni di cambiamento dal basso per mantenere le loro posizioni di rendita. Le cariche contro i cortei studenteschi di queste settimane e gli sgomberi degli spazi occupati sono l’altra faccia delle dichiarazioni del ministro Gelmini (“appoggiate la riforma dell’università, non fatevi strumentalizzare dai baroni e dai centri sociali!”) e del barone Decleva, il Rettore della Statale presidente dei rettori di tutta Italia (“Soddisfatto per l’approvazione del ddl alla Camera!”). Ma c’è un’altra storia, raccontata dalle decine di migliaia di studenti che il 30 novembre hanno bloccato il Paese per bloccare la Riforma, vissuta nelle scuole in occupazione e in autogestione, nelle occupazioni delle Facoltà… una storia che vive nelle passioni e nei sentimenti di rivolta di questa generazione e di quelle venute prima, grazie a una memoria sempre viva, che nemmeno la violenza e le menzogne di Stato sulle stragi di P.zza Fontana e di P.zza della Loggia sono riuscite a spezzare…
Se l´intelligenza del potere lavora per dividerci, da L´Aquila a Terzigno, dalla Val di Susa allo Stretto di Messina, dalle scuole ai luoghi di lavoro, dobbiamo essere tutti determinati ed uniti nel mandare a casa politici e affaristi che ogni giorno promuovono e cercano di rafforzare un sistema di cui sono parte integrante che tende unicamente a riprodursi e a riprodurre privilegi, disuguaglianze e ingiustizie. Per tutte queste considerazioni, pensiamo che il 14 dicembre, giorno in cui sarà calendarizzata la votazione finale del DDL Gelmini, venendo a coincidere con il giorno della sfiducia al governo, sia una opportunità per tutti i movimenti, i soggetti auto-organizzati che portano avanti lotte reali in questo Paese, per unirsi alla rivolta uscendo dalla solitudine, per abbattere un sistema che non ha più nulla da dire, che è in grado solo di produrre crisi e sfruttamento, e per ribadire che manganelli e repressione non ci fermeranno.
Per raggiungere questo obiettivo sicuramente ambizioso, sappiamo che non serve a niente un documento di analisi, per quanto importante, se la sfida di trasformarlo in uno strumento di riflessione e al contempo di lotta, non viene raccolta da coloro ai quali è rivolto.
Bisogna inoltre sottolineare che noi non ci accontenteremo, il 14 dicembre, di constatare l´eventuale decesso del governo agonizzante, soprattutto perché prevedibilmente esso sarà causato da trame di palazzo e semplici cambi al vertice. Noi vogliamo anche avvertire i futuri governi e governanti che non arretreremo di un passo, che rivolta sarà anche domani se, nonostante i cambi di colore politico di sorta, le politiche varate saranno espressione dello stesso blocco sociale e accetteranno supinamente le privatizzazioni, la precarietà, la militarizzazione della vita pubblica, le inutili missioni di guerra all’estero, i lager di stato e i respingimenti, come “naturale spirito del tempo”. Perché, oltre alle nostre, le mobilitazioni nel resto dell´Europa ce lo insegnano: quando c´è la rabbia, la consapevolezza di essere nel giusto e la determinazione di vincere dei soggetti sociali reali, l´intelligenza collettiva diventa sciopero materiale senza bisogno che nessun sindacato lo indica.
Da Milano lanciamo il sasso nello stagno, sta a tutti noi, ovunque, diventare onde…
la crisi ci unisce, la rabbia anche…verso il 14 ed oltre!
Assemblea Universitaria Milano
#1 by stud on 11 Dicembre 2010 - 11:01
“militarizzazione della vita pubblica” = sempre più controllo nel quotidiano (telecamere, internet, recinzioni, ronde…) e sempre più utilizzo di militari e forza pubblica per risolvere situazioni di dissenso e di disagio sociale.
“respingimenti” = i migranti che non vengono neanche fatti sbarcare sulle coste ma rimandati in Libia in spregio all’umanità e a qualunque regolamento internazionale.
“lagar di stato” = i CIE nei quali vengono detenuti – spesso in condizioni al limite del disumano – migranti con la sola colpa di essere irregolari, prima di essere espulsi.
“naturale spirito del tempo” ” = tutta questa serie di cose (aberranti) sono portate avanti (o comunque non ostacolate) dai governanti, nella sostanziale accettazione di molti dei governati, come se non potesse che essere così. questo non può più andare bene.
più chiaro?
#2 by rob on 10 Dicembre 2010 - 01:15
militarizzazione della vita pubblica?
lager di stato?
respingimenti, come “naturale spirito del tempo”?
le espressioni mi giungono poco chiare.
è possibile spiegarle?