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a proposito di 3+2

ieri sera mi son fatto spiegare come funzionava l’università (fisica, in particolare) 25 anni fa.

mi è stato detto detto che loro avevano il ciclo unico di 4 anni in cui dovevano fare 17
esami + 2 di lingua; di questi 17, quattro (uno all’anno) era un laboratorio,
quindi abbastanza leggero.
facciamo i conti. 17 esami in 4 anni vuol dire 4 esami per 3 anni e 5 esami un
altro anno. nessun corso annuale, questo comporta 2 esami a semestre punto, ed
inoltre appelli ogni mese.
toccando una gamma di argomenti che più o meno corrisponde all’attuale
triennale.
io credo che avere pochi esami, ma più ampi e completi, consenta di avere un
approcio molto migliore, sia in termini di rilassatezza (non ho la fretta di
dare 5 esami tutti diversi in un mese e mezzo) sia per quanto riguarda una
maggiore consapevolezza verso quello che si sta studiando. se studio in modo
completo un argomento per un mese lo capisco meglio che se lo trovo spezzettato
su più semestri e devo intanto studiare altre cose sempre di fretta; a maggior
ragione lo capisco meglio se da questo argomento non sono dovute essere
tagliate parti importanti per esigenze di tempistica didattica (è ovvio che se
passo da 4 a 3 anni qualcosa dovrò tagliare).

ora, pensatela come volete, io credo che in questo caso il sistema
universitario italiano fosse migliore di quello europeo, se questo imponeva il
3+2. e non credo sia un caso che il 3+2 abbia obbligato a spezzettare e
moltiplicare i corsi assegnando i crediti a caso.
non credo che una maggiore facilità di comparazione con l’europa valga una
maggiore qualità ed efficacia didattica.
oltretutto è ovvio che un sistema che mette nella condizione di masticare
meglio un esame, permette anche una maggiore capacità critica verso lo stesso,
elemento che credo sia fondamentale nell’università, al pari della ricerca (se
no cosa cambia dal liceo?).
senza contare che il modello 3+2 e dei crediti si basa su un’idea di
apprendimento rapido ed efficientistico (ma non efficiente s’è visto) più degno
di un’azienda che di un’università. cioè: voglio un immediato riscontro: 60
crediti al primo anno, al secondo e al terzo (come se fosse una questione di
produttività) e se non raggiungi un minimo non ti puoi iscrivere all’anno dopo.
inoltre credo che fino a una vera laurea (che secondo me la triennale non è)
penso che debba essere garantito il carattere di massa dell’istruzione, cosa
che i numeri chiusi alle specialistiche impediscono.
se la triennale invece è per garantire un traguardo vicino a chi si iscrive,
ripropongo che invece di una laurea fuffa a metà percorso si diano attestati di
“esami passati” anno per anno, così uno si trova comunque in mano un
certificato di quello che ha fatto.

poi certo, in italia sarà pure applicato male il 3+2. siamo fatti così.
però non mi piace neanche l’idea che c’è dietro.
spero che il discorso non sia troppo incomprensibile.

michele

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