Tutti al presidio contro gli assalti del padrone


Dal manifesto del 15.
Hanno partecipato al presidio anche alcuni studenti di CittàStudi. 


 


Mariangela Maturi
MILANO
Altra giornata campale per i lavoratori della Innse
Presse di Milano. Quarantanove operai contrastano la chiusura della
loro fabbrica con un presidio permanente. Ieri hanno dovuto difenderla
dal padrone che ancora una volta ha mandato i camion per prelevare i
macchinari.
Nell’area ex-Maserati gli stabilimenti hanno chiuso i
battenti uno dopo l’altro. La Innse produceva presse con macchinari in
ghisa costosissimi. Il proprietario, Silvano Genta, di formazione
rottamatore, era stato presentato come «il salvatore della Innse» due
anni fa. Lo scorso giugno ha deciso di chiudere, vendere le presse e
guadagnare milioni di euro, lasciando il terreno alla speculazione
edilizia affamata di nuovi progetti in vista dell’Expo. Il paradosso è
che la produzione andava bene. Per tre mesi i lavoratori hanno
continuato a lavorare autogestendo commesse, produzione, mensa e turni.
Questo autunno sono stati buttati fuori e hanno piazzato un camper
davanti alla fabbrica per presidiare il posto di lavoro giorno e notte.
Il 18 dicembre Genta aveva già tentato di varcare i cancelli per
prelevare i macchinari. Ieri mattina, alle 6, ci ha riprovato, ma è
stato nuovamente respinto da 150 persone.
La storia di questa
resistenza è nata in sordina, neppure sindacati e istituzioni speravano
che si potesse far qualcosa. Adesso persino la Regione Lombardia cerca
di trovare un accordo. Anche perché sin da giugno un possibile nuovo
acquirente c’era, la ditta Ormis.
Ieri mattina l’assessore
all’Istruzione della Provincia Giansandro Barzaghi e il consigliere
provinciale Luca Guerra si sono incatenati ai cancelli per impedire lo
smantellamento della fabbrica. Nel frattempo, il vicepresidente della
Regione, Gianni Rossoni, ha ufficializzato l’intenzione di incontrare
le forze in gioco martedì prossimo. Nell’attesa non si tocca nulla.
«Martedì
sarà tutto da costruire – ha dichiarato Luciano Muhlbauer, consigliere
regionale del Prc – è da vedere quale atteggiamento deciderà di tenere
il Comune, fino ad ora di fatto assente». Concorda Piero Maestri,
consigliere provinciale di Sinistra Critica: «Le istituzioni devono
risolvere la situazione di una fabbrica che muore per una
speculazione».
Dietro la chiusura della Innse ci sono molti
interessi. Per la Aedes, società titolare del progetto di
riqualificazione della zona, si tratta di una miniera d’oro. Stando al
sito della Aedes, si scopre che una piccola quota (il 2%) è di Silvio
Berlusconi. Sorpresa. «Riflettendoci – constata Piero Maestri – chissà
cosa dice il premier sulla fine di una società produttiva, viste le sue
dichiarazioni sulla crisi…». Fatto sta che ora altri lavoratori delle
fabbriche in crisi si sentono molto più vicini ai colleghi della Innse.

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