L’Onda per il «boicottaggio accademico di Israele», ma i docenti dicono no


Dal manifesto del 16 e 17 gennaio 2009.

Ricordiamo anche un interessante documento scritto nel 2005 dal movimento che era sorto in seguito alle proteste contro i provvedimenti del ministro Moratti: Scienza etica.


L’ONDA
«Non collaborare con atenei israeliani»

Un appello ai ricercatori italiani affinché
interrompano le collaborazioni con le istituzioni di ricerca pubbliche
e private israeliane e in generale con quelle legate all’industria
bellica. A farlo è l’assemblea degli studenti dell’Onda del
Dipartimento di fisica della Sapienza di Roma, al fine di «sostenere la
pressione sociale internazionale, che chiede la fine degli attacchi di
Israele ai territori palestinesi». Il documento, elaborato dopo giorni
di discussione degli studenti sui fatti di Gaza, chiede inoltre «alla
comunità scientifica e alle istituzioni di ricerca israeliane di
pronunciarsi contro le operazioni belliche in corso e le politiche di
guerra del governo israeliano». L’appello sostiene che «l’attuale
situazione del conflitto è solo il tragico compimento di anni di
politiche di isolamento della società palestinese» e che «l’attacco
totale alla vita del popolo palestinese passa anche dalla chiusura di
diverse università palestinesi e dall’impedimento pratico allo
svolgersi di una normale vita accademica senza che nessuna istituzione
accademica israeliana si sia mai pronunciata a riguardo».
Per aderire: smilitarizziamolaricerca@gmail.com


UNIVERSITÀ Uniti contro la venuta del papa alla
Sapienza ora studenti e professori si dividono su come reagire alle
bombe su Gaza

L’Onda per il «boicottaggio accademico di Israele», ma i docenti dicono no
Stefano Milani
ROMA
«Boicottaggio delle università israeliane».
La parola d’ordine riecheggia da giorni tra i corridoi e nelle aule del
dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma. Cuore pulsante dell’Onda
studentesca e da dove, nel gennaio dello scorso anno, partì quella
famosa lettera, firmata da 67 tra docenti e scienziati, all’indirizzo
di papa Ratzinger ospite sgradito all’inaugurazione dell’anno
accademico. Allora tutti erano d’accordo, docenti e studenti. Adesso le
divergenze si fanno sentire. Niente questioni di laicità stavolta, in
ballo c’è la posizione da tenere sui fatti di Gaza. Anzi, come
rispondere a quei fatti. «Smilitarizziamo la ricerca, stop al massacro
a Gaza». Con questo striscione un gruppo di studenti ha fatto ieri
irruzione all’interno del dipartimento di Fisica dell’università La
Sapienza di Roma, per chiedere di «interrompere ogni collaborazione con
tutte le istituzioni di ricerca israeliane», in particolare «quelle
legate all’industria bellica» e «per sostenere la pressione sociale che
chiede la fine degli attacchi in Palestina».
E così, al grido di
«Noi la guerra non la facciamo», gli studenti hanno interrotto una
lezione tenuta dal direttore del dipartimento di Fisica, Giancarlo
Ruocco, per chiedere una posizione ufficiale sul «massacro in atto in
Palestina». I ragazzi chiedono «l’immediata interruzione delle
collaborazioni con le istituzioni di ricerca israeliane» e nello stesso
tempo chiedono «alla stessa comunità scientifica di Israele di
pronunciarsi contro le operazioni belliche in corso». Ma il docente,
che è responsabile dal 2005 di un progetto sulla fotonica in
collaborazione con tre atenei israeliani tra cui quello di Tel Aviv, di
boicottaggio non vuole sentir parlare. «Condanno la guerra ma non
fermeremo la collaborazione che abbiamo con alcune università
israeliane». Il motivo? «Non possiamo sapere quale futuro possano avere
queste applicazioni, se andranno in una direzione positiva o verso
comportamenti disdicevoli come quelli bellici», ma «tutti i prodotti
della nostra ricerca saranno sempre pubblici e non coperti dal segreto
del risultato».
Il massimo che Ruocco è riuscito a promettere ai
suoi studenti è che mercoledì prossimo, durante il consiglio di
dipartimento, verrà votato un documento di condanna contro le bombe su
Gaza. Promessa che però non soddisfa del tutto i ragazzi dell’Onda che
continueranno la loro battaglia a partire dalla manifestazione di oggi.
«L’attacco totale alla vita del popolo palestinese – si legge nel loro
appello – passa anche dalla chiusura di diverse università palestinesi
e dall’impedimento pratico allo svolgersi di una normale vita
accademica. Tutto questo è accaduto senza che nessuna istituzione
accademica israeliana si sia mai pronunciata a riguardo. Per questo
chiediamo ai ricercatori israeliani non solo di prendere parola, ma di
mettere in pratica azioni dirette che inceppino il meccanismo bellico».

 

 

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