Rassegna stampa 8-10 gennaio 2009


Tre articoli dal manifesto dell’8, 10 e 9 gennaio.


GLI STUDENTI
L’Onda suona la carica: «Non molliamo ora»


Protesta davanti Montecitorio
Stefano Milani
ROMA
C’è
fiducia e fiducia. C’è la nona che il governo ha posto ieri per
blindare il decreto Gelmini sull’università, e c’è quella dei ragazzi
dell’Onda convinti, nonostante tutto, che la battaglia non sia ancora
finita. «Siamo appena all’inizio, presto ricominceremo a surfare»,
assicurano. Non inganni, infatti, questo periodo di stasi. Con il
Natale, le feste e il rientro dalle vacanze. Il fatto è che ci avevano
abituato bene, specie dopo la "piena" di novembre con occupazioni,
autogestioni, lezioni all’aperto e assemblee che spuntavano di giorno
in giorno in ogni ateneo dello Stivale. Per manifestare tutto il loro
dissenso contro la legge 133, e più in generale contro l’intera riforma
dell’Istruzione, culminato nell’ultimo grande appuntamento dello
sciopero generale lo scorso 12 dicembre.
Ora si volta pagina. «Siamo
alla fase due», dicono i futuri dottori. Più equilibrata, più
razionale, meno rumorosa forse, ma non per questo meno efficace. Perché
ci sono i momenti dell’inondazione e i momenti della quiete. Che ha
però tutta l’aria di preannunciare presto una nuova tempesta.
L’assaggio ieri, in un sit-in organizzato davanti a Montecitorio.
Dentro, tra gli scranni della Camera, si svolgeva l’ennesima farsa
della democrazia ai tempi di Berlusconi. Fuori i ragazzi, imbavagliati,
a srotolare lo striscione «Criminale è chi distrugge l’università» e
contestare un decreto, votato in fretta e furia, che al suo interno ha
una serie di misure ritenute «inaccettabili». Basti pensare al blocco
del turn over, della possibilità di trasformazione degli atenei in
fondazioni private, dei finanziamenti differenziati in favore degli
atenei virtuosi, dello smantellamento della ricerca già precaria e
sottofinanziata. «Tutto già previsto, tutto a danno della qualità
dell´università», lamentano gli studenti secondo i quali «è chiara la
volontà di far pagare all’università, e al pubblico in generale, la
crisi finanziaria, così all’insegna di un ipocrita discorso sugli
sprechi e la meritocrazia passa la devastazione dell’università e della
ricerca pubblica».
A non andar proprio giù è anche il fatto che
questa votazione, rinviata più volte negli scorsi mesi, avviene in un
periodo "morto", in cui le università sono deserte, e a pochi giorni
dalla polemica «tutta strumentale e provocatoria» costruita dal rettore
della Sapienza Frati e dal sindaco Alemanno, «abituato evidentemente ad
una democrazia in cui la critica e il dissenso di chi non si allinea
sono considerate pratiche criminali». Il sindaco e il rettore «si
sentono come l’imperatore Serse – gridano verso Montecitorio – quando
nella guerra per conquistare la Grecia hanno trovato 300 spartani ad
affrontarli. Noi siamo orgogliosi di essere ben oltre 300». Per Stefano
Zarlenga, uno dei leader del movimento, la tecnica è ben nota: «Alzano
un polverone sulla Sapienza per nascondere il loro vero obiettivo,
ovvero quello di smantellare il sapere pubblico».
Sit-in a parte
c’è da pensare ad un 2009 che, appena cominciato, già si preannuncia
bollente in materia di istruzione. I vari collettivi universitari
cominceranno fin da questa settimana a convocare assemblee in tutte le
facoltà per fare la conta e ripartire. Non è semplice coinvolgere tanta
gente a partecipare, specie adesso con la sessione d’esame che incombe.
Ma è anche vero «che non ci può arrendere proprio ora, dopo i successi
dello scorso autunno», suona la carica Giorgio Sestili del collettivo
di Fisica della Sapienza che ha già ben in mente gli obiettivi a breve
termine. «Il diritto allo studio, la casa dello studente, la battaglia
contro l’aumento delle tasse, la riduzione delle tariffe delle mense e
la possibilità di ottenere più borse di studio». Punti chiari e
precisi, inseriti in quel progetto di autoriforma nato dalla due giorni
d’assise romana, nel novembre scorso, tra le varie facoltà d’Italia
«per riappropriarci dei tempi, dei desideri, degli spazi e dei saperi
nelle facoltà e nelle città». E anche nel mondo del lavoro: uscire dai
confini accademici è, infatti,l’altro grande obiettivo prefisso
quest’anno dall’Onda. L’esercito del surf è tornato.


Studenti in piazza, un corteo pacifico finisce a scontri
Pavlos Nerantzis
Atene
Esattamente
un mese dopo l’ uccisione di Alexis Grigoropoulos il movimento
studentesco greco, per nulla in disarmo, è sceso di nuovo in piazza per
manifestare. Ed è stata, ieri, la prima verifica di ciò che si vedrà
nelle prossime settimane. Migliaia di studenti, docenti universitari e
insegnanti di scuole medie e superiori hanno sfilato pacificamente per
le vie principali di Atene, Salonicco, Patrasso, Chania a Creta. Anche
se i cortei dei giovani comunisti e degli ultras erano separati, al
centro di tutti i cortei, oltre alla questione della riforma dell’
istruzione, la solidarietà al popolo palestinese.
Già negli ultimi
tre giorni, nelle assemblee universitarie, studenti e docenti avevano
deciso di organizzare servizi d’ ordine per proteggere sia gli atenei
che i cortei da elementi estranei. Ieri, comunque, a Propylea, punto di
partenza del corteo, tutti erano uniti contro chi avrebbe potuto
provocare incidenti. La manifestazione era pacifica. Il movimento,
secondo tutte le testimonianze, ha superato con successo la prova. Ma
anche questa volta la polizia ha mostrato i denti. Non a caso due
giorni fa, subito dopo il rimpasto governativo, il messaggio del nuovo
ministro dell’ ordine pubblico era stato chiaro: «tolleranza zero». Gli
scontri sono iniziati a manifestazione conclusa, appena un gruppo di
duecento ultras ha lanciato bottiglie molotov contro i poliziotti.
Tuttavia, «stranamente», le forze dell’ordine hanno attaccato i
manifestanti. E non solo. Giornalisti, cameramen, persino alcuni
avvocati, sono stati malmenati, feriti e trasferiti a forza in
questura. Il centro della capitale in un attimo si è trasformato in un
campo di battaglia. Più tardi è stato reso noto che sono state fermate
33 persone.
Ma il movimento degli studenti è determinato ad andare
avanti. Continua a chiedere giustizia per il compagno assassinato e
un’istruzione qualificata, che garantisca un posto di lavoro non
precario. Nello stesso tempo le organizzazioni studentesche stanno
discutendo nuove forme di lotta e prendono le distanze da atti di
violenza, dopo gli ultimi attentati con armi da fuoco contro i
poliziotti (uno di loro è ancora ricoverato in gravissime condizioni).
E respingono con determinazione il tentativo dell’ estrema destra e di
una parte dei conservatori di incriminare il movimento, collegandolo a
gruppi terroristici. «Le manifestazioni devono essere proibite, se i
manifestanti non sono capaci di governarle» ha sottolineato il
portavoce del partito nazionalista, Laos, presentando a questo
proposito una proposta in parlamento. Sempre in parlamento, il prossimo
23 gennaio, si svolgerà il dibattito sulla riforma dell’istruzione.
Intanto,
ieri è stato diffuso il risultato della perizia sull’ uccisione di
Alexis. Secondo gli inquirenti, il poliziotto ha sparato ad altezza d’
uomo. La pallottola, ha trovato prima un ostacolo di cemento, a pochi
passi da Alexis e sulla stessa traiettoria, poi ha raggiunto il petto
del giovane.


GRECIA Il premier Karamanlis rimpasta il
governo: trasferito il ministro dell’istruzione, licenziato quello
dell’economia e alcuni corrotti

Atene, si riaprono le scuole e il movimento degli studenti torna in piazza


Pavlos Nerantzis
ATENE
Con
problemi che in qualsiasi momento potrebbero provocare elezioni
anticipate, è cominciato l’ anno nuovo per Kostas Karamanlis. Oltre
alla crisi economica e agli scandali di corruzione, il premier deve
fare i conti con il movimento studentesco, che già oggi, primo giorno
di apertura delle scuole, scende in piazza, e con un’ opposizione che
non perde occasione per criticare aspramente l’ operato dei
conservatori. Su questo sfondo viene letto il rimpasto governativo,
annunciato mercoledi scorso. Dalla lista dei nomi che costituiscono il
nuovo gabinetto manca quello del ministro dell’ economia e braccio
destro del premier, Jorgos Alogoskoufis, criticato addirittura da
esponenti dello stesso partito governativo per mancanza di sensibilità
nei confronti degli strati sociali più deboli. Trasferito a un altro
ministero il ministro che fino a ieri era dell’ istruzione, Epaminondas
Stylianidis, considerato troppo duro nei confronti dei giovani, mentre
sono stati allontanati vice ministri immischiati nello scandalo del
monastero Vatopedi, che rischiano di essere processati per corruzione.
Karamanlis cerca di cambiare le carte in tavola per ottenere di nuovo
il consenso sociale, in calo soprattutto dal dicembre scorso, dopo l’
uccisione del giovane Alexis Grigoropoulos da parte di un poliziotto e
le mobilitazioni di massa degli studenti che hanno trasformato la
capitale e altre città in teatri di aspri scontri con la polizia.
Ma,
a sentire l’ opposizione, Karamanlis non è affatto disposto a cambiare
rotta e difficilmente riuscirà a cambiare il clima. Il nuovo ministro
dell’ economia, Jannis Papathanassiou, vice ministro fino a ieri,
cammina sulla stessa rotta neoliberalista del suo predecessore e il
ministro dell’ istruzione, Aris Spiliotopoulos, «può avere il look del
giovane, ma la riforma dell’ istruzione non è un affare mediatico». Il
buco nero di 4,41 miliardi di euro nella finanziaria 2009 sarà
difficilmente coperto, se non con nuove tasse, e le spese previste per
l’ istruzione appena arrivano al 3% del pil. Tutto ciò nel momento in
cui secondo le statistiche aumenta il numero dei ragazzi, soprattutto
figli di famiglie di migranti, che abbandonano la scuola. La
percentuale è arrivata al 45%.
Una prima verifica su ciò che
seguirà nelle prossime settimane si vedrà oggi, giorno in cui i
sindacati degli insegnanti e degli studenti manifestano ad Atene. Già
durante le feste natalizie migliaia di giovani hanno sfilato ad Atene e
Salonicco contro il massacro di Gaza, esprimendo la loro solidarietà ai
palestinesi. Il clima non è affatto calmo. Gli attacchi con gas
lacrimogeni, i maltrattamenti e i fermi di pacifici dimostranti sono
all’ ordine del giorno, mentre a livello politico si discute l’
abolizione del cosiddetto asilo universitario – entrato in vigore dopo
la caduta dei colonelli negli anni ’70 – che non permette alla polizia
di intervenire dentro gli atenei. Durante le feste gli ultras hanno
attaccato con ordigni incendiari filiali di banche, veicoli e agenti
della polizia. A preoccupare è l’uso, per la prima volta dopo tanti
anni, di armi da fuoco. Il timore tra gli inquirenti e il mondo
politico è che si stia formando una nuova generazione di gruppi armati
dopo lo scioglimento e gli arresti dei membri dell’ organizzazione
terroristica «17 Novembre». All’ inizio della settimana c’è stato un
attentato contro due poliziotti di pattuglia al ministero della
cultura, vicino al quartiere di Exarchia, teatro delle proteste di
dicembre. Uno dei poliziotti è rimasto gravemente ferito. I suoi
colleghi hanno sfilato per le strade di Atene. Finora la polizia ha
arrestato una settantina di anarchici, ma le indagini brancolano nel
buio.

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