Napolitano scopre i tagli alla ricerca


 Dal manifesto del 24.


Il capo dello Stato chiede al governo di rivedere le sforbiciate del duo Tremonti-Gelmini. Ma per quest’ultima si tratta solo di spendere meglio i soldi. I rettori ringraziano il Presidente e rinnovano l’allarme sulla sopravvivenza degli atenei che continuano a perdere cervelli

Stefano Milani

Onda su onda, i tagli all’università risalgono il Colle. Che alla prima occasione utile dà voce al disagio comune, di studenti e professori, e tuona: «Mi auguro che maturino le condizioni per un ripensamento delle decisioni di bilancio ispirate ad una logica dei tagli». Non fatevi abbagliare dalla sua solita eleganza verbale, stavolta Giorgio Napolitano va giù duro e dà una bella strigliata al governo e alla sua politica del taglio indiscriminato dei fondi destinati agli atenei. Intervenuto ieri mattina alla celebrazione per i settecento anni dell’Università di Perugia, il capo dello Stato ha invitato a definire la riforma del sistema universitario senza abbandonarsi a «generalizzazioni liquidatorie». Bisogna guardare i singoli atenei in base ai risultati e ai problemi della ricerca «con coraggio». Considerare ciò che accade in questo settore nel resto d’Europa e nel mondo, inoltre, «può suggerire» delle soluzioni. Perché «la ricerca e la formazione – prosegue Napolitano – sono la leva fondamentale per la crescita dell’economia. Questa è una verità difficilmente contestabile». Il messaggio è fin troppo chiaro e mira ad «evitare la dispersione di talenti e dei risultati del nostro sistema scolastico e universitario». Perché questi troppo spesso «non sono tradotti in occasioni di lavoro e di sviluppo». La chiave di volta per risolvere il problema, secondo il presidente, è «una accurata politica che sappia tenersi saggiamente in equilibrio tra il rigore della spesa e la necessità dell’investimento lungimirante». Un discorso applauditissimo dai ragazzi. Uno di loro poi prende la parola. Si chiama Amabile Fazio ed è il rappresentante degli studenti dell’ateneo perugino. Davanti al Presidente lancia l’allarme: diminuiscono gli iscritti nelle università pubbliche mentre aumentano in quelle private e telematiche. Entrando nel merito dei problemi, mette in luce quelli più diffusi tra gli studenti, come il numero chiuso di alcuni corsi di laurea («in contrasto con l’articolo 34 della Costituzione» che «garantisce a tutti l’accesso incondizionato al sapere»), il «mal funzionamento» del sistema universitario del «3+2» e il rischio che le università pubbliche italiane si trasformino in fondazioni private. Ma l’ottimismo per fortuna non manca ai ragazzi, perché «una università migliore è possibile costruirla». Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il ministro Gelmini. Che ieri, due minuti dopo l’affondo del Quirinale, è uscita dal letargo delle ultime settimane precisando che «le preoccupazioni del presidente Napolitano sono anche le preoccupazioni del governo». Sarà. Il ragionamento dell’inquilina di viale Trastevere non fa una grinza: «La Ricerca e l’Università sono alla base dello sviluppo di un Paese». Però, c’è un però. «In questa fase di difficoltà economica internazionale – aggiunge – è necessario investire il denaro pubblico con grande attenzione e oculatezza». Tradotto: bisogna tagliare. Verbo coniugato in ogni forma anche dal ministro della pubblica amministrazione Brunetta che si affretta a rassicurare tutti: «Non ci sono stati tagli indiscriminati». Certo, ammette, «abbiamo tagliato 36 miliardi di euro per il triennio 2009-2011 di spesa corrente», ma sono stati costretti a farlo. L’hanno fatto per gli italiani, perché «così abbiamo salvato l’Italia». Sembra impossibile ma «il governo ha un’enorme attenzione sulla ricerca», aggiunge senza arrossire l’impavido Brunetta. Governo a parte, il monito di Napolitano è piaciuto proprio a tutti. Ai rettori in particolare. Il finanziamento dell’università «è un tema centrale» dal quale dipende «la sopravvivenza della massima istituzione formativa del nostro Paese», sottolinea il presidente della Conferenza dei rettori (Crui), Enrico Decleva, e ringrazia il presidente della Repubblica «per la sua continua attenzione alle questioni riguardanti il sistema universitario». Un «grazie presidente» arriva anche dagli studenti. «I tagli messi in atto dagli ultimi governi – fa notare Roberto Iovino coordinatore dell’Uds – hanno messo seriamente a rischio la centralità di scuola e università come motore per uno sviluppo sostenibile nel nostro paese». La domanda ora è: il governo ascolterà le parole di Napolitano? Visti i precedenti la risposta pare, ahinoi, piuttosto scontata.

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