Archivio per la categoria EDITORIALI & DIBATTITI

+ regionali , – tav ! Libertà per gli arrestati!

  La mattina del 26 gennaio, una vasta operazione di polizia diffusa su tutto il territorio nazionale trae in   arresto (preventivo)  26 persone, di cui 4 a Milano, accusate a vario titolo per gli scontri alle manifestazioni di luglio contro  la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità (tav)   ValSusa. Si tratta di un’operazione che sa molto di attacco deliberato al movimento No Tav, ma anche un altrettanto evidente messaggio alle tante lotte sociali e resistenze di questo paese.

Da tutti i territori è arrivata una risposta tempestiva che nei prossimi giorni dovrà essere all’altezza di quella della Val Di Susa, inclusiva, larga, di popolo!

SOLIDARIETA` A TUTTI I COMPAGNI ARRESTATI ED INQUISITI!
LIBERI TUTTI E TUTTE SUBITO

Per aggiornamenti / informazioni / iniziative: Milano No Tav , indymedia lombardia , MilanoInMovimento , notav.info

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Negli ultimi giorni se ne è sentito parlare meno, ma il presidio permanente in stazione Centrale, portato avanti dai lavoratori licenziati dopo la soppressione dei treni notte che collegano nord e sud Italia, è vivo e vegeto. Ieri un altro lavoratore è salito sulla torre faro che sta sopra il presidio, raggiungendo Oliviero che vi si trova per protesta dall’8 dicembre. Per oggi è prevista una manifestazione di solidarietà e per il ripristino del servizio, dalle 15 a largo Cairoli !

Riportiamo sotto un articolo riassuntivo della vicenda con alcune considerazioni, tratto da Sottotraccia, libera  rivista universitaria milanese.

 

Prossima fermata?…

Entrando in stazione Centrale a Milano in questi giorni, è difficile non sentire i fischi persistenti dei treni in transito. Non è l’ennesima trovata pubblicitaria per celebrare il progresso della brandizzata, sorridente AltaVelocità italiota, ma un fischio solidale tra ferrovieri. Il saluto è per il presidio permanente dei lavoratori dei treni notturni, in particolare per i tre arroccati sulla torre faro (ora ridotti ad uno solo perché due, stremati, sono scesi dopo oltre quaranta giorni di resistenza).

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ONE WORLD ONE STRUGGLE

Non è più possibile parlare delle trasformazioni sociali in atto anche all’interno degli atenei limitandosi ad osservare la situazione italiana, come se le politiche di austerità di casa nostra fossero il frutto solo della miopia del governo e non di tendenze globali. Con l’editoriale sottostante – che cerca di tenere insieme il filo delle ultime trasformazioni – inauguriamo la sezione “One World, One Struggle” del blog, nella quale parleremo dei tratti comuni di tali politiche e delle comuni strategie di lotta degli studenti, dei precari, dei giovani, dei lavoratori in tutto il mondo, a partire dalle rivoluzioni nel mondo arabo e dalle rivolte studentesche in Europa.

>>Leggi: volantone di “riscossa_studentesca” sul Processo di Bologna.

>>ISM – International Student Movement : piattaforma indipendente di studenti e attivisti contro la mercificazione dei saperi (che cos’èjoin statement). Recentemente ha lanciato iniziative delocalizzate per tutta la primavera 2011 ( Spring of Resistance ) e prodotto il pamphlet “Education Activist Movements Worldwide” sulle diverse esperienze di lotta in giro per il mondo.

Università neoliberista vs AUTOGESTIONE

Le politiche sull’università degli ultimi tre anni, dai tagli della legge 133/08 in poi, sono tutt’altro che un fulmine a ciel sereno o un’anomalia italiana: si tratta invece di parti di un processo che si verifica in forme simili in tutta Europa e più in generale a livello globale.

Per capire meglio quanto sta succedendo, proviamo a guardare l’università da più lontano, tenendo presente che i provvedimenti sull’università sono sempre speculari ad analoghi – se non peggiori – interventi sul sistema scolastico, in particolare sulle superiori.

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Que se vayan todos / Make the rich pay!

Cominciano ad essere elaboati i decreti attuativi della legge 240/2010 (“riforma” Gelmini, qui il testo definitivo). Unimi sta nominando – in modi tutt’altro che democratici e trasparenti ed escludendo alcune categorie – la commissione che dovrà riscriverne lo statuto secondo i dettami della riforma.

Dopo la giornata del 28 gennaio, sciopero nazionale dei metalmeccanici indetto dalla fiom e sciopero generale indetto dai sindacati di base (qui il volantino del Collettivo CittàStudi), che ha visto scendere in piazza in tutta Italia studenti e lavoratori, continuano nelle città le lotte dal basso degli studenti, dei precari e dei ricercatori per un’università diverse. Lotte che evidenziano sempre più il proprio legame con le esperienze di altri paesi, da Londra alla Tunisia all’Egitto dove sono in prima linea i giovani e gli universitari.

A Pavia gli studenti liberano uno spazio cittadino, a Milano il preside di Scienze Politiche fa sgomberare dalla polizia, per la seconda volta, uno spazio occupato dagli studenti in università.

Bisogna continuare ad organizzarsi e resistere!

SIAMO ALLA RICERCA DEL NOSTRO FUTURO E CE NE STIAMO OCCUPANDO

LEGGI

*Studenti e Capitale di Piero Bevilacqua a proposito dei trend europei nelle politiche sull’università

*E la lotta di classe si sposta tra i banchi , di Marco Lodoli (Repubblica)

*le cifre esatte dei tagli all’università

*la piattaforma del Coordinamento Precari Università (nazionale) in merito alla riscrittura degli statuti d’Ateneo

*verso il meeting europeo delle lotte universitarie >> 11-13 febbraio, Parigi

*autonomia-mutualismo-autoformazione: contributo degli studenti pavesi

*Articolo sul movimento studentesco dell’autunno (qui in pdf: editoriale ):

I nodi vengono sempre al pettine. L’attacco generalizzato ad ogni diritto, dal lavoro ai territori all’istruzione, ci ha consegnato un autunno ricco di conflitti sociali, all’interno del quale gli studenti hanno giocato un ruolo da protagonisti, con novità significative rispetto alle esperienze precedenti.

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Università? Dignità!

Settimana prossima potrebbe diventare legge una riforma dell’università che, se poi portata alle estreme conseguenze (come tutto lascia presagire), sarà davvero epocale, chiudendo il filo che partendo dall’autonomia universitaria del ’90 passa attraverso lo scempio del 3+2.

Mille considerazioni si potrebbero fare, sulla dismissione del pubblico, sulle aziende che mettono le mani sulla ricerca, sui rettori stra potenti e quant’altro, così come si può stare ore a parlare di cosa non funziona nelle università (e, sia ben chiaro, quello che non funziona è causato da chi nelle università comanda, cioè professori ordinari e rettori, che sono anche le categorie più premiate dalla “riforma gelmini”).

Mille considerazioni, ma fa niente. Soffermiamoci solo su quello che riguarda direttamente noi studenti:

1) la precarietà dei ricercatori. Sarà una follia provare a intraprendere la carriera universitaria, sapendo di avere davanti anni di precariato senza future garanzie;

2) gli organi decisionali: in pratica decideranno tutto rettore e consiglio di amministrazione, e più potere ce l’hanno in particolare gli ordinari. Secondo voi che peso potranno avere gli studenti nelle decisioni che li riguardano?

3) diritto allo studio. Le misure del governo puntano a dare soldi ai “meritevoli” slegati dal reddito (buoni voti in poco tempo, come se fosse indice assoluto di freschezza mentale, e senza tenere conto del fatto che uno studente sia effettivamente bisognoso o no). Ci si dimentica che il diritto allo studio serve a permettere di studiare a chi non può permetterselo, non a dare soldi ai giovanotti rampanti della borghesia nazionale! In più, le misure sui fondi per gli atenei comporteranno la differenziazione degli atenei in 2 fasce, una buona-sempre-migliore e una cattiva-sempre-peggiore, lasciata a se stessa. se uno ci capita (vogliamo scommettere di che estrazione sociale sarà?), cazzi suoi.

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SULLO SGOMBERO DEL CAMPO NOMADI DI VIA RUBATTINO

Un po’ in ritardo, proviamo a dire qualcosa sull’ennesimo (il 166esimo, ci tiene a dire il viceSindaco De Corato) sgombero di un campo nomadi, quello di via Rubattino, smantellato il 19 novembre da polizia locale, polizia di stato, carabinieri. Un insediamento a 100 metri dai cancelli della Innse, una comunità che aveva saputo inserirsi positivamente nel quartiere (dal presidio operaio alle scuole…), un’esperienza di integrazione cancellata senza appello da chi detta la linea in Comune. Pubblichiamo qui sotto questo articolo che racconta da vicino i giorni successivi allo sgombero. Qui invece un articolo da peacereporter.

MilanoCittàAperta indice una fiaccolata mercoledì 2 dicembre alle h 18 in San Babila “per denunciare il carattere brutale degli sgomberi di via Rubattino e via Forlanini, sollecitare al più presto misure umanitarie nei confronti dei cittadini Rom sgomberati, chiedere la cessazione di ogni politica di sgomberi ciechi dei campi Rom da parte dell’Amministrazione comunale. Perché la convivenza pacifica si coltiva con il dialogo e la solidarietà, non con le ruspe!”

Per aggiornamenti e per dare una mano, vedere il sito del gruppo scout agesci milano 68 che sta raccogliendo beni di prima necessità per le famiglie sgomberate.

Sgombero del campo rom di via Rubattino

«Roberta abitava in una baracca in un campo insieme ad altri rom e alla sua famiglia. Era sempre presente in classe e io ero felicissima. Ma oggi non è venuta e io ho pensato: “Sarà malata?”».   Prosegui la lettura »

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L’estate è calda… vedremo l’autunno!

Pensieri sull’anno passato, sperando possano essere utili per quello venturo e siano comunque un buono spunto di riflessione e dibattito: riflessioni estive.pdf

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sgombero dei rifugiati di bruzzano – martedì 21 aprile

Strano modo che hanno le istituzioni di trattare i problemi. Strano è anche il fatto che si considerino le persone come problemi, anzichè il target primario del proprio lavoro (come chiunque in buona fede potrebbe pensare, ma forse al punto in cui siamo la buona fede è meglio lasciarla stare).
Innanzitutto: un problema non è tale non solo finchè non emerge, ma finchè non è così palese che neanche il giornale più asservito possa ignorarlo (attenzione, non analizzarlo e darne la propria lettura di parte, semplicemente ignorarlo).
In secondo luogo: un problema palesato cessa di essere un problema non solo se viene risolto, ma anche se viene ricacciato nell’ombra, con l’indifferenza complice dell’opinione pubblica, che di questo problema non vede l’ora di dimenticarsi per non doversi mettere in discussione.
Questo è quanto successo in questi giorni in via Senigallia a Bruzzano, alle porte di Milano.
Venerdì circa duecento rifugiati politici e richiedenti asilo, perloppiù eritrei, somali, sudanesi ed etiopi, in fuga da guerra e povertà, occupa un edificio abbandonato da tempo come estremo tentativo di uscire dall’ombra e vedere riconosciuti i propri diritti. Rivendicano il diritto alla casa, al lavoro, alla dignità. Almeno il rispetto delle convenzioni internazionali: l’Italia riceve milioni di euro dall’UE per l’assistenza ai rifugiati (che è un atto dovuto), lo Stato però si dimentica di loro. Le forme di assistenza sono pochissime, molti vivono per strada, vanno a ingrossare le fila dei “pericolosi e indecorosi” poveracci additati all’opinione pubblica come causa di ogni male e giustificazione di qualsiasi legge autoritaria e liberticida, come se per loro la parola “persona” fosse inadeguata. Non possono neanche lasciare il nostro paese, sono tutti registrati con le impronte digitali e devono stare qui. Hanno dei diritti come rifugiati politici, ma vengono sistematicamente ignorati: chiusura dei dormitori pubblici, sgomberi di abitazioni, proteste eclatanti represse e dimenticate, negli ultimi anni Milano – città col cuore in mano – per loro è stata questo.
Ma torniamo a noi. La Questura decide di censire gli occupanti valutandone i casi uno per uno, frattanto il numero di occupanti sale (si parlerà di oltre 400 persone, 299 censite dalla polizia), si organizzano perchè l’edificio diventi sempre più abitabile chè per strada, da soli, non ci vuole tornare nessuno, compaiono i primi striscioni con le rivendicazioni: chiedono pace, casa, lavoro, il riconoscimento del proprio stato di rifugiati, dignità. In risposta, Decorato si affretta ad affermare che Milano assiste già 300 profughi e non può accogliere clandestini  da tutt’Italia, in seguito accuserà i centri sociali di avere organizzato l’occupazione (si vede che oggi pretendere la dignità è un affare da estremisti).
Ecco, il problema – delle persone che chiedono il rispetto dei propri diritti – si è palesato.
La soluzione? Martedì mattina (oggi, ndr) un ingente schieramento di Celere e Carabinieri in tenuta antisommossa si presenta allo stabile occupato e procede allo sgombero. Molti migranti non sono presenti, sono a far colazione all’esterno, la polizia blocca quelli all’interno (circa 120) e propone – solo per loro – una trattativa consistente in un incontro in Comune (che offrirà soluzioni ridicole e solo per alcuni), “ospitalità” in CPT in giro per l’Italia e cose del genere. Lo sanno bene: se in gruppo il problema emerge, la divisione indebolisce, separarli equivarrebbe di fatto a ricacciare il problema nell’ombra, lontano dagli occhi lontano dal cuore.
I rifugiati non ci stanno, quelli che erano all’esterno, esclusi dalla trattativa, tornano ma la Celere non li fa rientrare per ricongiungersi agli altri, si dirigono allora ad occupare i binari della stazione di Bruzzano per protesta. Da qui in poi si susseguiranno – provocando numerosi feriti – le cariche della polizia su gente che sventola il permesso di soggiorno e la richiesta di asilo politico, prima alla stazione e poi più volte durante il corteo che si dirige verso Milano centro, ma dovrà fermarsi all’ex Paolo Pini dove si tiene un’assemblea.
Il problema non vuole tornare nell’ombra? Ecco la violenza di Stato, a tutelare le tasche e le coscienze (o il voto?) degli onesti cittadini.
Sta a noi, studenti, movimento e società civile, far sì che i problemi emergano e vengano risolti anzichè nascosti e ignorati, soprattutto quando i “problemi” si possono ascoltare e guardare negli occhi e dovrebbero vedersi riconosciuta la stessa dignità che pretendiamo per noi stessi.

Aggiungo: il 25 aprile è il giorno in cui si afferma prima di tutto che questa dignità è un diritto di tutti, sarebbe davvero idiota ed egoista tenere le ragioni di queste persone fuori dal corteo. Vogliamo ragionarci?

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sul movimento

Premetto che non ho partecipato all’assemblea del ventisei per motivi di salute e dunque mi mancano gli ultimi aggiornamenti dal movimento.

Vorrei sapere cosa ne pensa il Movimento (cioè noi) di come sta agendo. Nel senso…
Siamo soddisfatti di come si sta evolvendo la cosa?
Ci piace vedere quanti pezzi stiamo perdendo in giro?
Siamo rassicurati dal fatto che la situazione non è migliorata per niente in questo mese e mezzo ma perdiamo consensi inesorabilmente?

Perdonatemi la retorica…ma credo che le risposte siano abbastanza ovvie…

A questo punto non è che a qualcuno potrebbe venire in mente che potremmo smetterla di muoverci senza una direzione con una fretta folle ma fermarci per un momento, sederci attorno a qualcosa e discutere sul serio su come riempire di contenuti questo movimento?
Io davvero ne ho piene le palle di fare assemblee in cui si tirano fuori mille mila cose (sempre le stesse) ma poi non si scava, non si approfondisce nulla. Le uniche cose su cui si discute alle assemblee è di cosa organizzare per “farci vedere” (parole chiave) e di quando fare le assemblee successive…sono molto scettico sul fatto che un movimento possa durare senza delle idee alla base…

Anche la questione dell’occupazione la vedo un po’ così, che senso ha metterci a fare atti di forza senza sapere cosa vogliamo ottenere con questi? Non siamo più al liceo…non abbiamo tempo per metterci giocare ai sessantottini…

Noi dobbiamo combattere per un’università nuova, non per tornare all’università post sessantotto!

buonanotte

guglielmo

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meritocrazia

si fa un gran parlare di meritocrazia per quanto riguarda la direzione da prendere per riformare l’università.

nessuno mette in dubbio che su questo dovrebbe basarsi la selezione e la progressione dei docenti (facciamo lavorare chi è capace), ma un’altra cosa è richiederla per quanto riguarda una limitazione dell’accesso degli studenti al sistema formativo. copincollo una mail che avevo mandato tempo fa sul tema, sottolineo comunque come inevitabilmente università di massa e meritocratica (in questa accezione) non vanno di pari passo, quindi chi ci tiene vada dai suoi compagni di corso con medie basse e li inviti a disiscriversi perchè la loro presenza è causa di un abbassamento della qualità della didattica, oppure cominciamo a parlare di autodisiscrizioni (sì sono un po’ polemico).

ciao

michele

segue testo della mail:

noi sbagliamo a voler puntare sulla meritocrazia. perchè è una cosa che in sè
non vuol dire niente finchè non si specifica cos’è il merito, e poi parla di
potere (radice -kratos greca) che è una cosa con cui dobbiamo stare molto
attenti a confrontarci.
credo che quello di cui dovremmo portare avanti, imprescindibile, sia il
DIRITTO ALLO STUDIO, DI QUALITA’ E PER TUTTI. è un concetto più ampio, porta
con sè la meritocrazia (e diciamolo pure, ma spieghiamo che è conseguenza di un
altro principio) perchè nel momento in cui vuoi che la didattica sia di qualità
richiedi che il docente sia bravo e preparato; inoltre, evita quello che
secondo me è una cazzata colossale: cioè, tagliare agli atenei che funzionano
male. questa oggi viene intesa come una misura meritocratica, ma come si può
pensare che un ateneo che funziona male funzioni meglio riducendogli i fondi?
diritto allo studio è invece chiuderli (= bloccare una didattica di scarsa
qualità) e permettere a tutti (= abbattere i costi) di frequentare atenei
migliori dislocati lontano da casa. per fare un esempio.
accanto al diritto allo studio vi è il DIRITTO ALLA RICERCA LIBERA, cioè
niente imprese (=rimanere nel pubblico), niente caste baronali che decidono chi
e cosa, niente imbecilli stipendiati per fare un cazzo che rubano il posto a
gente brava e appassionata. su questo ritorna il discorso merito, ma solo se lo
uniamo al discorso sprechi: non potendo assumere tutti (=spreco) assumiamo solo
quelli bravi. peraltro il discorso sprechia priori non dovrebbe interessarci,
lo fa solo nell’ottica di aprirci al paese e dire: “non è giusto che la società
paghi anche per cose che non funzionano”, ma questo è già un allargare la
protesta alla presa di una coscienza sociale che poi secondo me non può
limitarsi a questo. spero di essere stato comprensibile. era giusto per fare un
po’ di ordine sul senso (secondo me) di quello che facciamo.
per questo partire lancia in resta da “meritocrazia” non mi piace, partiamo da
diritto allo studio e di ricerca e da lì traiamo le dovute conclusioni (se
saranno quelle, per ora sì direi). voi che ne dite?

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Diritto allo studio: alloggi

Il DL 180/08 all’articolo 3.1 stanzia 65 milioni di euro per gli alloggi universitari. Per confronto, la legge 338/2000 a cui si appoggia questo comma stanziava 180 miliardi di lire, cioè il 43% in piú senza considerare l’inflazione.
Inoltre, la legge 133/2008 (sempre la stessa) ha cancellato il piano casa (in affitto) da 550 milioni di euro avviato dal governo Prodi, per far felici i costruttori e le banche con un piano di acquisto della prima casa (come quello avviato da George Bush padre 20 anni fa, che ha creato i presupposti dell’attuale crisi finanziaria?).
Alemanno invece punta a cementificare l’agro romano, anche se dice che ci sono 120.000 case sfitte (inutilizzate) solo a Roma.

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